L’acqua è una sola nei luoghi
Sparsi delle città o della
Terra. Una è la fiamma.
Uno il respiro – uno il ritorno
Una la foglia di foglie,
uno il pensiero, una è la paura
E uno il sangue
Che adesso compie le ere. Allora
Il bambino con tutti i nomi
Coi piedini nel crescere fino
Alla scarpa…
(Mariangela Gualtieri, Senza polvere senza peso, Einaudi 2006)
DEL TUO ESSERE OVUNQUE CRESCIUTA - L'acqua è una sola è un lavoro nato su commissione del Centro Donna Multiculturale di Venezia che ha proposto di restituire in forma scenica il vissuto di migrazione e di integrazione delle partecipanti ai corsi di lingua italiana per donne straniere.
Questa è stata l’occasione per esplorare un diverso approccio alla ricerca: la coreografa ha infatti incontrato le partecipanti ai corsi, provenienti da dodici Paesi e quattro continenti diversi, per poter sollecitare, raccogliere e indagare le loro testimonianze, e insieme ad esse oggetti, voci, storie, immagini da cui partire per l’elaborazione drammaturgica e registica.
Come in un gioco di specchi che prescinde dalle differenze, anche molto grandi, di provenienza, cultura di origine, motivazioni che hanno spinto alla partenza, è emerso un ampio tessuto comune, ancorato saldamente alle strutture profonde della nostra identità.
Del tuo essere ovunque cresciuta – L’acqua è una sola è dunque una sorta di ritratto collettivo, che inevitabilmente è anche un autoritratto; ed è un ritratto al femminile, nella misura in cui – a differenza della migrazione più solitaria e individuale degli uomini - dà conto di un insieme di attitudini che portano al ricostruirsi delle relazioni, alla necessità primaria di sentirsi di nuovo parte di una comunità, a prescindere dagli urti violenti contro le strutture sociali e lavorative del paese di arrivo.
Su tutto, è emerso il valore imprescindibile della lingua: non un semplice alfabeto, ma una funzione vitale di comprensione e relazione con la realtà, che consente di fuoriuscire dall’isolamento e dalla solitudine.
Il poter stare in silenzio è infatti cosa ben diversa dal dover stare in silenzio quando, trovandosi in un luogo lontano da quello d’origine, non se ne padroneggia la lingua.
Prima di potersi radicare di nuovo è necessario compiere un secondo e forse più angoscioso viaggio, quello che attraversa lo spaesamento, la perdita di riferimenti, l’afasia e un parziale sfocarsi del sé conosciuto.
La lingua diviene allora lo strumento primario che permette di riapprodare a una nuova possibilità di comunicazione e di condivisione con l’altro che ci circonda – nonché a un nuovo sè, più ricco e fecondo.
Soltanto allora il silenzio può tornare ad essere una scelta.
L’impianto generale di DEL TUO ESSERE OVUNQUE CRESCIUTA – L’acqua è una sola è quello di un viaggio da un silenzio all’altro: da quello impotente, afasico, imposto, a quello che è invece segno di profonda intimità e confidenza reciproca, accomunati dall’attenzione all’ascolto e dall’interiorità del dialogo. La ricerca espressiva si è orientata a esplorare alcune figure ricorrenti del vissuto del migrante – la pressione, di qualunque natura, che precede la partenza; la tracimazione, che induce alla scelta; il senso di appartenenza e al tempo stesso di spaesamento; la lontananza e la solitudine; la fatica mista a paura dell’approdo; la meraviglia della scoperta; la gioia e la complessità della relazione e di un nuovo radicamento. Il corpo riscopre la sua capacità comunicativa, rappresentando l’unico vero medium tra noi e il mondo circostante: così, attraverso il corpo, il movimento, l’azione e la danza danno voce a un vissuto. La scena si svuota di ogni contenuto ‘concreto’, e si trasforma in un non-luogo articolato in stanze diverse, in piani sovrapposti e liquidi, che disegnano spazi da abitare, lasciare e condividere. Il paesaggio reale diventa quello disegnato dal suono, che di volta in volta suggerisce situazioni, atmosfere, stati d’animo, contesti, significati. All’interno di questi paesaggi sonori si muovono i corpi delle performer, così diversi nella loro forma, eppure così simili nel loro stare e nel loro andare, nella loro solitudine, ma anche nel coraggio e nella tenacia, nella pazienza e nella fiducia.
Non c’è spazio per il dramma: qui si racconta di una vittoria.
(dalle Note di regia)
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