MIGRANTI _ CHI SI FERMA È PERDUTO?
Crediti
coreografia: Laura Boato
interpreti: Laura Boato, Giulia Brugnoli, Chiara Favero, Nausicaa Rosina, Silvia Vianello
voci: Marie Louise Niweukobwa, Monika Kluczewska, Nasser Albana, Mariana Scarpa, Florencia Erdociain, Juan Pablo Endociain
disegno luci: Enzo Sperini
sound engeneering: Frank Bonan
scene: Luca Giabardo
foto di Luca Giabardo
Sinossi
"La solitudine non è mai con voi; è sempre senza di voi, e soltanto possibile con un estraneo attorno: luogo o persona che sia, che del tutto vi ignorino, che del tutto voi ignoriate, così che la vostra volontà e il vostro sentimento restino sospesi e smarriti in un'incertezza angosciosa e, cessando ogni affermazione di voi, cessi l'intimità stessa della vostra coscienza. La vera solitudine è in un luogo che vive per sé e che per voi non ha traccia né voce, e dove dunque l'estraneo siete voi".
(Luigi Pirandello, Uno, nessuno, centomila)
Migranti è uno spettacolo sulle persone che partono e che tornano. Su coloro che se ne vanno perché lo vogliono, per muoversi liberamente, per cambiare, per crescere, e su coloro che partono perché devono, per bisogno o costrizione. Sulla solitudine e il senso di perdita che li accomuna, sulla paura di ritrovarsi soli perché stranieri, e cioè estranei, non previsti, fuori posto, scomodi proprio perché ancora non hanno un proprio spazio. Migranti racconta anche delle persone che invece trovano casa, in un luogo, in un tempo, in un amore. E di chi parte sapendo che ci sarà ritorno, di chi, qualunque cosa succeda, deve mantenere una forma: una forma che ha un suo posto, che potrà tornare. Migranti parla di tutti noi, del movimento continuo nel quale siamo immersi, dell’andare e venire incessante di tutto e tutti dentro e fuori di noi, dell'ossessionante e continua corsa senza meta, della costante sensazione di essere in ritardo, di non aver fatto abbastanza, di non essere abbastanza, dello sforzo quotidiano per non restare indietro, in quel senso di incompletezza che ci perseguita e che forse affonda le sue radici nel nostro stesso modo di vivere, vedere e misurare il tempo.
Accogliere, ascoltare, aspettare… è passivo? È forse Donna?
La donna aspetta, accoglie, ascolta? Sta ferma?!
Siamo diventati tutti Ulisse?!
Riconoscere il limite e fermarsi prima non è come andare e poi tornare...
Astenersi non è come pentirsi.
Io sono pentita? O sono solo felice?
Sono scesa dal treno…