Come pezzi di un mosaico perduto le fotografie di danza ci restituiscono gli sguardi che abbiamo posato su gesti effimeri, su forme impercettibili, su movimenti impalpabili. Ci restituiscono anche quello che abbiamo visto senza guardare, che abbiamo percepito senza identificare. E ancora, ci regalano attimi a cui non abbiamo assistito di persona, che abbiamo soltanto immaginato. In ognuna di queste situazioni la fotografia di danza interpreta, traduce, trasforma impressioni visive, uditive e tattili che agiscono sui nostri sensi riattivandoli. A essere più irreali i sono i corpi che hanno danzato, mentre risalta tutta la complessità della percezione che ne abbiamo e del ricordo che ne custodiamo. Senza optare per un’unica prospettiva, senza privilegiare uno stile, nei suoi scatti Luca Giabardo pone a confronto la perfezione di alcuni rari istanti di un corpo che danza e l’imperfezione di molti altri che lo hanno preceduto o seguito. I riflessi, le ombre, le tracce si alternano così alla fatica, alle sbavature, ai disequilibri, componendo e ricomponendo senza sosta sequenze coreografiche lontane nel tempo e sparse nello spazio. Alcune immagini giocano sapientemente sull’impatto emotivo di gesti, posture e dinamiche, altri sulla raffinata costruzione dell’inquadratura, altri ancora sulla matericità del movimento corporeo. La messa in scena fotografica si sostituisce al disegno coreografico come una dimensione creativa ulteriore, autonoma ma mai assolutizzante. La danza è fatta di flussi, pesi e tempi, di traiettorie e tensioni, di spostamenti e scambi gravitazionali, di arresti e di slanci, di partenze e di ritorni…
Le fotografie di Luca Giabardo, come una miriade infinita di istanti possibili, fanno lievitare l’immaginario di quanti amano questo linguaggio del corpo e di quanti invece si sentono lontani, talvolta totalmente estranei, alle leggi delle sue grammatiche e alle forme delle sue sintassi. L’immobilità carica di tempo di queste danze, che hanno abitato le nostre memorie e le nostre fantasie prima ancora di queste fotografie, si scioglie nei montaggi video, che ci suggeriscono dove orientare gli occhi lasciandoci proseguire mentalmente lungo la direzione da noi scelta in quel preciso istante attraverso gli interstizi, le sospensioni, le cesure. Luca Giabardo ci vuole spettatori attivi, ciascuno con la sua danza in testa e in corpo, a completare un lavoro che, come per gli spettacoli da cui nasce, richiede partecipazione.
Susanne Franco
(Docente di Storia e tecniche della danza presso la Facoltà di Design e Arti, Università degli Studi IUAV e Direttrice della collana Dance Forward/Danca for Word. Interviste sulla coreografia contemporanea, L’Epos editore).