Ha a che fare con un “modus” di stare nella danza, che non è unicamente nostro ma in effetti condiviso da pochi e smodo suo molto specifico…si tratta di lavorare nel/sul/col/per il corpo abitato. Non si tratta di atletismo né di estetica, bensì di riconoscere che le radici dell’umano affondano nel corpo, così come nel corpo risiede il suo sacro.
                               Che si tratti di creazione o di formazione il centro è sempre l’umano e ciò che risuona in lui, a partire dalla consapevolezza dell’insieme di relazioni con l’ambiente e con gli altri esseri viventi.